Ilva, decreto Renzi incostituzionale: mise l'acciaio davanti al diritto alla salute. Riconosciute le battaglie Usb

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La Corte Costituzionale ha sancito l’incostituzionalità del decreto con cui il governo Renzi aggirò nel 2015 il sequestro dell’altoforno 2 disposto dalla magistratura a seguito dell’esposto di USB sull’uccisione di un operaio Ilva sul lavoro.   


Con quel provvedimento l’esecutivo consenti all’acciaieria tarantina di proseguire le attività dell’altoforno nonostante le evidenti gravissime carenze in termini di sicurezza di un impianto che solo poche settimane prima  con un getto di ghisa aveva ucciso Alessandro Morricella. Ed è proprio grazie alle denunce di USB Taranto che oggi la Corte Costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità di quel decreto.


La soddisfazione nel vedere fondamento giuridico alle proprie battaglie non può ovviamente accontentare USB. In primo luogo perché oggi quella sentenza, che pure è un precedente importante per bloccare in futuro ogni deroga vergognosa al diritto alla salute ed alla sicurezza, non ha alcun effetto sulla vicenda Ilva. Sono anni che Ilva produce, uccide  e avvelena fuori da ogni legalità formale. La sentenza non rende giustizia a tutti coloro che hanno pagato e pagano pesanti conseguenze grazie alle deroghe del governo Renzi e, infine, non punisce in nessun modo quel vero e proprio golpe istituzionale che destituì la magistratura dalle sue esclusive competenze.


Tuttavia la sentenza deve richiamare tutti alla massima mobilitazione perché ciò che è stato consentito non lo sia più, a partire dalla vertenza contro la cessione alle brame speculative di ArcelorMittal.



Unione Sindacale di Base Lavoro Privato