23 maggio sciopero nazionale metalmeccanici: senza aumenti non c’è contratto. Avanti con la lotta!
Federmeccanica propone un contratto dal nome innovativo – "ESG" (Environment, Social, Governance) – ma nei fatti l’atteggiamento è da padronato di fine ottocento: si rifiuta di garantire aumenti salariali certi e adeguati all’inflazione.
La sua proposta, al momento, prevede:
• Un bonus di 700 € lordi annui, a partire da giugno 2026… ma solo per i dipendenti di aziende con un margine operativo lordo superiore al 10% e in crescita rispetto all’anno precedente.
* La sostituzione degli scatti di anzianità con un "Elemento di Continuità Professionale", che anticipa gli importi futuri… ma non garantisce incrementi reali nel tempo.
* Un aumento dei flexible benefits fino a 400 €, vincolati a spese specifiche. Per la serie: i soldi non ci sono mai, tranne quando si possono detassare completamente.
Il tutto mentre Federmeccanica si prepara a una fase economica segnata da instabilità, guerra – anche commerciale – e tensioni crescenti su scala globale, a partire dai dazi. Invece di tutelare il lavoro, alza muri salariali per difendere solo i profitti.
Nel frattempo, i dati parlano chiaro: secondo l’OCSE, i salari reali in Italia sono crollati del 6,9% tra il 2019 e il 2023, il peggior dato tra i Paesi avanzati. L’ILO conferma che l’Italia è tra i Paesi europei più colpiti dalla perdita di potere d’acquisto.
Dopo mesi di trattative inconcludenti, è evidente che il modello contrattuale attuale – firmato nel 2016 e condiviso da FIM, FIOM e UILM – non tutela i salari, non recupera il potere d’acquisto e ha contribuito al loro crollo.
Quel modello si basa sull’indice IPCA depurato, cioè l’inflazione calcolata escludendo l’andamento dei beni energetici importati. Ma questi beni – luce, gas, carburanti – sono proprio quelli che più incidono sulla spesa reale delle famiglie lavoratrici. Il risultato? Un’inflazione finta nei contratti e salari sempre più distanti dalla vita vera. È un meccanismo truccato, costruito per risparmiare sui salari e proteggere i margini delle imprese, non i bisogni di chi lavora.
A questo impoverimento strutturale si è aggiunto un altro inganno: in cambio di aumenti reali, i contratti nazionali di rinnovo in rinnovo hanno introdotto sanità e pensioni integrative private, scaricando su ogni singolo lavoratore il diritto alla salute e alla vecchiaia.
E oggi, proprio mentre milioni di operai e impiegati fanno fatica a curarsi o a fare prevenzione, pur pagando tasse e contributi, il sistema pubblico crolla…
C’è una contraddizione evidente: se questi sindacati non vogliono continuare a prendere in giro i lavoratori, impegnandoli in mobilitazioni a vuoto, devono avere il coraggio di rompere con questo modello. Basta rinnovi al ribasso, basta compromessi sulla pelle di chi produce ricchezza ogni giorno. Per queste ragioni,
l’USB proclama per il 23 Maggio uno SCIOPERO NAZIONALE DI 8 ore.
Contro un contratto truffa, per salari veri, orario ridotto e pieni diritti per chi lavora.
Roma, 29 aprile 2025
USB – Lavoro Privato Nazionale Categoria Operaia dell’Industria