Accaierie D’Italia: il governo presenta un piano di chiusura, non di rilancio. USB: l’esito dell’incontro a Palazzo Chigi è assolutamente negativo
Nel pomeriggio di oggi si è svolto a Palazzo Chigi l’incontro su Acciaierie d’Italia, alla presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, dei ministri Adolfo Urso, Marina Calderone, dei commissari straordinari e delle organizzazioni sindacali.
Il Governo ha illustrato un piano che prevede fermi produttivi, aumento della cassa integrazione fino a 6.000 lavoratori, l’avvio di un cosiddetto “ciclo corto” con fermata di tutte le cockerie a partire dal primo gennaio e l’utilizzo di coke importato, mentre viene rimodulato a 4 anni il percorso di decarbonizzazione e la ricerca di un nuovo soggetto industriale. Così non va, è un tutto contrario di tutto continuo.
Si parla di “rilancio” e di “acciaio green”, ma nella sostanza si tratta di una gestione del declino, che priva Taranto e l’intero sistema siderurgico nazionale di qualsiasi prospettiva industriale.
Di fronte a questa impostazione, USB ha dichiarato la totale irricevibilità del piano presentato.
Non si può “entrare nel merito tecnico” di un progetto che non contiene alcuna garanzia politica di fondo, a partire dal tema centrale: l’intervento diretto dello Stato.
È l’unico modo per salvaguardare l’occupazione, garantire la sicurezza e realizzare davvero la decarbonizzazione.
Pensare a soluzioni diverse significa ricadere nel subordine ai privati, rimettere la più grande acciaieria d’Europa nelle mani di soggetti speculativi e ripetere gli stessi errori che hanno già devastato Taranto e il Paese.
USB ha ricordato come fin dall’avvio del commissariamento abbia riconosciuto il valore e la serietà della terna commissariale, ma abbia anche denunciato l’assenza di risorse reali, chiedendo la costituzione di un fondo straordinario di rilancio industriale e una strategia pubblica per il settore siderurgico.
Il Governo invece sceglie la strada del disastro sociale: un piano che in due anni porterà al baratro, lasciando senza futuro oltre 18.000 lavoratori tra diretti, appalto, Ilva in AS, con ripercussioni gravissime anche su Sanac e sull’intera filiera dell’acciaio.
USB ha chiesto con forza di ritirare il piano presentato oggi e di avviare una vera discussione sul futuro industriale del Paese, a partire da una politica pubblica dell’acciaio capace di coniugare ambiente, lavoro e sviluppo.
L’esito dell’incontro è in ogni caso assolutamente negativo.
Se il Governo non cambierà rotta, la parola tornerà ai lavoratori e alle mobilitazioni.
USB Lavoro Privato – Categoria Operaia dell’Industria Nazionale