Arcelormittal. In Kazakistan si va verso la nazionalizzazione, in Italia regaliamo fabbrica e risorse

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“Arcelormittal è la peggiore compagnia della nostra storia”: lo ha dichiarato il presidente Kazako dopo la tragedia nella miniera di proprietà del colosso dell’acciaio. E, sulla base di questa considerazione, la decisione assunta è quella che porta alla nazionalizzazione.
In Kazakistan, Stato che non brilla sicuramente per democrazia, si sceglie di percorrere la strada migliore nell’interesse dei cittadini; a coloro che stanno pagando in prima persona per l’incendio, in termini di vite umane e danni, il presidente ha assicurato che garantirà assistenza materiale e finanziaria, dando vita anche a un fondo speciale.
A noi, in Italia, non basta l’esperienza che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi, non basta la noncuranza nei confronti della sicurezza che è ai minimi storici, così come non basta il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, e neanche la loro stabilità occupazionale. Non sono sufficienti le quotidiane dimostrazioni di inaffidabilità per arrivare a una scelta chiara e decisa, che metterebbe al riparo  lavoratori e comunità.
E non basta neanche l’esperienza degli altri, gli esempi lampanti sotto gli occhi, e gli insegnamenti che arrivano da Paesi come il Kazakistan.
In Italia, di contro, il Governo “dialoga” e addirittura “pianifica” quello che sarà, immaginando di cedere lo stabilimento proprio ad Arcelormittal, e di dare ancora risorse pubbliche per aiutare un privato che non merita più impegno, tempo ed energia.

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