Fini compressori:più che cassa integrazione è un licenziamento collettivo discriminatorio

A MARCIA INDIETRO

Bologna -

L’accordo di cassa integrazione del 7 ottobre scorso conferma, purtroppo, tutte le nostre denuncie riguardo la gestione della crisi della Fini Compressori: dopo aver concesso all’azienda esattamente quello che aveva richiesto con la prima cassa integrazione in deroga, ora con il nuovo accordo si fa un ulteriore passo indietro.


Ricordiamo, per chiarezza, i punti:


  • cassa integrazione senza rotazione a zero ore

  • cassa integrazione senza integrazione

  • cassa integrazione senza anticipazione aziendale

  • cassa integrazione con libertà di discriminare i lavoratori


In cambio cosa avevano “promesso” azienda e Fiom - Fim?


  • rinnovo per ulteriori due anni della cassa integrazione per tutti

  • integrazione all’assegno inps tramite corsi di formazione


Cosa è successo:


  • nessuna integrazione all’assegno inps di cassa integrazione e corsi di formazione “coatti”

  • senza anticipazione aziendale, ora il problema dei ritardi nei pagamenti degli assegni di cigs dovrebbe ricadere sui lavoratori, invitati a “indebitarsi” con le banche convenzionate

  • il nuovo accordo di cassa integrazione prevede l’esclusione del 30% dei lavoratori dal rinnovo del secondo anno, con “cancellazione” di 26 lavoratori (dalla Cigs e dalla Fini) entro il 15 ottobre 2011


Un vero e proprio ricatto: si richiede la testa di 26 lavoratori, in cambio della cigs di per gli altri rimanenti lavoratori.


L’azienda ha ottenuto e ha attuato quello che era suo desiderio, con la firma di Fiom e Fim: eliminare dalla produzione chi voleva, senza regole, discriminando pesantemente le lavoratrici part-time, i disabili e le “teste calde”.


Ecco il Piano Industriale della Fini Compressori – Nu Air

Continua lo smantellamento del sito produttivo, con il tentativo di acquisire il commerciale e il marchio Fini al “netto dei lavoratori e al netto dei diritti”.


Emerge prepotentemente anche la prospettiva di una ulteriore riduzione degli impianti, il piano industriale vero non è quello dichiarato, questi accordi di fatto scritti sotto dettatura dalla Fini e della Unindustria, non mettono al riparo neppure i lavoratori rimasti in forza nello stabilimento.


La USB ha impugnato la messa in cassa integrazione a zero ore, senza integrazione e senza rotazione che ha coinvolto i lavoratori della Fini Compressori ritenendola irregolare e discriminatoria.


Per la USB, come già dichiarato all’Assessore regionale alle Attività Produttive, Muzzarelli, durante l’ultimo incontro sindacale, è necessario riaprire tutta la vicenda Fini Compressori.


RIAPRIRE LA VERTENZA CRISI – RISPETTARE I DIRITTI DI TUTTI – NO AI RICATTI