Gigafactory: tutti i nodi vengono al pettine, aprire una vera e propria vertenza Stellantis
Alle cessioni immobiliari di Stellantis a Cassino e Grugliasco, alle nubi nere sulla produzione a Melfi, ai rumours sulle possibili future chiusure di Cassino e Grugliasco, le incertezze sul futuro della ex SEVEL in Val di Sangro messa in concorrenza con uno stabilimento gemello della Polonia, all’ incertezza sullo stabilimento di Pomigliano, si palesano, finalmente, tutte le preoccupazioni per il futuro occupazionale di Termoli.
A seguito dell’incontro al ministero sulla Gigafactory, con la presenza della ACC, i sindacati firmatari del CCSL finalmente prendono coscienza dei rischi che si paventano al cospetto del futuro dei 2000 dipendenti Stellantis di Termoli: meglio tardi che mai!
Inutile dire che l’USB da tempo predica nel deserto, tra le rassicurazioni generali, sui numeri forniti dalla ACC, sul numero di lavoratori che verranno impiegati, sui tempi di ricollocamento, sulle modalità, sui rischi ambientali. Dopo l’incontro con il Presidente della Regione Molise avevamo fiutato che i lavoratori potrebbero trovarsi ad essere vittime sacrificali di interessi convergenti, di natura economica e politica, di aziende e Regione.
Siamo stati gli unici a nutrire perplessità circa la posizione del Presidente del Molise che intendeva chiedere lo stralcio della Gigafactory dal tavolo ministeriale su Stellantis, abbiamo sempre fatto notare che gli ammortizzatori sociali necessari, per accompagnare la ricollocazione dei lavoratori Stellantis in ACC (cosa non scontata), sono ingenti e che bisogna essere a quel tavolo per conservare le produzioni meccaniche ancora presenti nello stabilimento di Termoli se si vogliono tutelare i lavoratori.
Nelle assemblee di mercoledì 8 novembre i segretari nazionali dei sindacati firmatari del CCSL hanno mostrato tutte le loro perplessità e i loro dubbi sull’operazione Gigafactory, cosa mai accaduta in precedenza. Tali preoccupazioni però non li conducono a prospettare azioni contro Stellantis e ACC che dovrebbero garantire la piena ricollocazione dei lavoratori, i cui tempi già sono slittati rispetto ai proclami di alcuni mesi fa e che potrebbe avvenire solo nel lontano 2029 (cosa di cui dubitiamo fortemente).
Viste le premesse di cui sopra ci sono tutte le condizioni per aprire nel paese una vera e propria vertenza Stellantis, che ricordiamo ormai è un’azienda controllata dai francesi con partecipazione del governo d’oltralpe, e che andrebbe contrastata per il suo lento disimpegno rispetto agli stabilimenti presenti in Italia (altro allarme lanciato da USB a tempo debito).
Qualche tempo fa persino negli ambienti vicini a Confindustria e il Copasir paventavano un ingresso dello stato italiano nell’azionariato Stellantis quale forma di garanzia degli interessi nazionali, eppure neanche il disastro occupazionale, che si sta materializzando sotto gli occhi di tutti, scuote i Baroni Sindacali.
L’USB ritiene fortemente necessaria l’apertura di una vera vertenza locale e nazionale che stani Stellantis e conduca alla tutela dei lavoratori di Termoli e degli altri stabilimenti italiani. Riteniamo che le regole di mercato stiano portando alla morte il settore automotive e l’indotto in Italia, di fronte a questo bisogna ritornare a parlare di nazionalizzazione vera per avere ancora un ruolo in Europa e nel mondo come è stato per decenni.
Roma 8 Novembre 2023
Coordinamento Nazionale USB Stellantis