L’autunno tiepido di FIM, FIOM, UILM

Roma -

In Italia, anche nel settore metalmeccanico, non c’è stata una crisi industriale che non sia stata accompagnata da accordi firmati dai sindacati confederali. Accordi che hanno avuto come unico risultato fabbriche che riducevano il personale, delocalizzazioni, chiusura di impianti; trattative concentrate sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali e non per tenerle aperte.

Non poteva essere diversamente, immersi come erano nell’orgia della concertazione e dello scambio tra pace sociale e gestione di pezzi di Welfare, come i fondi pensione, sanità integrativa ecc., o nella costruzione degli enti bilaterali.

L’ostinazione con cui questi sindacati hanno favorito e perseguito le politiche di liberalizzazione e di vendita dell’immenso patrimonio industriale pubblico, la mancata difesa degli asset strategici del sistema industriale, non potevano che avere come conseguenza la pesante crisi che investe il sistema produttivo del nostro paese.

Ad aggravare questa situazione è stata la scelta di firmare un contratto nazionale dei metalmeccanici che non ha portato un euro nelle tasche dei lavoratori, facendo arricchire ancora di più i gestori del sistema del welfare privato e contribuendo al collasso del sistema pubblico, mentre si preparano a sostenere le ristrutturazioni padronali attraverso le politiche attive inserite nelle piattaforme per i prossimi rinnovi,

I 160 tavoli di crisi al ministero dello sviluppo economico ci sono da anni, anche quando al ministero c’era il loro amico Calenda e quando la sottosegretaria al Ministero del lavoro era l’on. Bellanova, ma mai, in tutti questi anni, abbiamo visto iniziative importanti da parte di FIM FIOM UILM; per la verità non le abbiamo viste neanche quando noi scioperavamo contro l’abrogazione dell’art. 18, contro il job act, o la riforma Fornero che ha massacrato le pensioni.

Oggi il timido risveglio: mobilitazione dei meccanici con 2 ore di sciopero generale.

Non ci pare che questo lo sia e con il passare dei giorni le differenze si fanno sempre più marcate, basti pensare al loro sostegno alla non punibilità del management dell’ex ILVA di Taranto, allo scontro in atto alla Piaggio, e in tante altre fabbriche dove sempre più spesso si dimostrano i migliori alleati degli industriali.

Noi continueremo a lottare sui nostri obiettivi, ossia la nazionalizzazione delle imprese strategiche, dal settore dell’acciaio alle telecomunicazioni, dai trasporti, ad iniziare da Alitalia, alla reinternalizzazione delle centinaia di migliaia di lavoratori esternalizzati dalla pubblica amministrazione, per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e per il salario minimo.

Per questo non parteciperemo alle due ore di sciopero, ma continueremo a lottare su questi obiettivi e per una legge sulla democrazia e rappresentanza sindacale che restituisca effettivamente ai lavoratori il potere di scegliere e decidere democraticamente da chi farsi rappresentare.

 

 

29 ottobre 2019

USB Lavoro Privato