Morte Cristian Terilli, archiviate le posizioni di Sevel e Comau. Giustizia per il lavoratore scomparso e la sua famiglia
La tragica scomparsa di Cristian Perilli, avvenuta in Sevel FCA il 3 gennaio scorso, ha sottolineato il cinismo del sistema degli appalti, presente in ogni ambito del mondo del lavoro odierno. Tale sistema troppo spesso antepone gli interessi economici alla sicurezza dei lavoratori e scarica su di essi tutte le conseguenze della precarizzazione delle attività produttive e non, che dovrebbero invece garantirci una vita sana, di crescita individuale e collettiva.
Cristian quel maledetto giorno si trovava all'interno dello stabilimento Sevel e qualcosa non è andato come sarebbe dovuto. Cristian Perilli lavorava per la Sinergia srl di Cassino che operava in sub-appalto per conto della Comau che, a sua volta, aveva ricevuto l'appalto dalla Sevel, committente finale dei lavori.
La notizia che la Procura di Lanciano ha archiviato la posizione dei vertici Sevel e Comau è la dimostrazione lampante di quanto sia ingiusto questo sistema economico-produttivo, che permette alle aziende di realizzare ingenti risparmi scaricando costi e responsabilità sull'ultimo anello della catena. E l'anello più debole è sicuramente quello dei precari, molto spesso costretti ad operare in condizioni di scarsa sicurezza.
La morte di un lavoratore sul posto di lavoro non è, e non deve essere fatta passare per una casualità. Le responsabilità ci sono, siano esse dirette o indirette, e vanno ricercate per il rispetto che si deve al lavoratore e alla sua famiglia.
Non sta a noi sindacare le decisioni della Magistratura che non ha riscontrato responsabilità diretta della Sevel spa nella vicenda, decisione che va rispettata, ma che riteniamo figlia di una legislazione al servizio dei piani alti del potere economico e sociale. Per questo tale decisione rappresenta a nostro modo di vedere una sconfitta etica e morale della Giustizia con la G maiuscola, quella che uno stato civile dovrebbe garantire.
Quando si parla di responsabilità i temi da affrontare sono tanti: il ruolo degli enti di controllo esterni, quello dei sindacati, della legislazione, degli investimenti sulla sicurezza, ecc. Ma l'unico discorso che non vorremmo mai sentire è quello della responsabilità del lavoratore, perché questo consisterebbe nel paragonare la morte di Cristian ad un suicidio, e tutti sappiamo che non è così.
Stabilire la responsabilità giuridica spetta alla Magistratura, su cui confidiamo, ma c'è anche una responsabilità morale a cui non bisogna sottrarsi e che va ricondotta a più soggetti e tra di essi riteniamo di non escludere nessuno.
Lanciano, 19/11/2020
USB Abruzzo