Tavolo Wartsila Italia, dall’azienda ennesimo insulto al Paese e ai lavoratori. Ora il Governo si impegni per una soluzione industriale di alto profilo e per il controllo pubblico

Roma -

Il tavolo ministeriale di lunedì 26 giugno su Wartsila Italia non ha fornito nuove indicazioni in merito al comportamento della multinazionale finlandese, che si è presentata con la stessa arroganza di chi vuole tutto senza però dare niente in cambio. Cioè un mese in più di tempo, in cambio della concessione degli ammortizzatori sociali.

Questa la proposta dell’azienda ripetuta ossessivamente per gran parte dell’incontro, in barba alle proposte di mediazione sindacale pervenute e soprattutto in barba alle accorate richieste istituzionali sia del Ministero che della Regione.

Le organizzazioni si sono spese in un tentativo di mediazione condiviso, che condizionava l’apertura della discussione sugli ammortizzatori alla disponibilità dell'azienda di rivedere l’accordo di novembre 2022, togliendo la nota deadline del 30 settembre.

Una proposta che sposa oggi quella formulata da USB a novembre e che darebbe, se applicata, la garanzia di trovare un reindustrializzatore, senza la spada di Damocle dell’uscita di scena dell’azienda a scadenza. Ma anche questo tentativo, condiviso ed esaltato dal ministero non ha trovato nessuna apertura da parte di Wartsila.

Al Governo ora non resta che impegnarsi per garantire in tempi brevi una sua proposta. Serve trovare al più presto un soggetto che possa portare a Trieste un progetto industriale chiaro, che tuteli l’occupazione e anche la filiera produttiva e dell’appalto creatasi attorno all’azienda di Bagnoli della Rosandra. Per USB solo una partecipata pubblica può offrire queste garanzie e ai prossimi tavoli ci batteremo per questo.

USB Lavoro Privato - Industria