Tim: soldi per i super manager, tagli e licenziamenti per i lavoratori

Nazionale -

Il 12 settembre 2017 si è svolto il coordinamento nazionale delle RSU sulla procedura di licenziamento collettivo avviata da Tim ai sensi della legge 223/1991 nei confronti di 382 lavoratori. L’azienda ha riconfermato le posizioni espresse il 1 agosto, ossia di dare seguito ad un ampio piano di ristrutturazione con il ricorso appunto ai licenziamenti che potrebbero (il condizionale è dell'azienda) essere ottenuti attraverso la non opposizione al licenziamento (225 lavoratori),  ricorrendo all'iso-pensione art.4 legge Fornero (114 lavoratori),  e la maturazione dei requisiti pensionistici (43 lavoratori).


Di fronte ad un sostanziale stallo della discussione, Il 28 settembre è stato riconvocato l'incontro tra TIM e Coordinamento RSU per discutere del destino dei 382 lavoratori anche alla luce delle analisi sulle ulteriori riduzioni costi ed efficientamenti a danno esclusivo dei lavoratori e del servizio “pubblico” su cui si muove la politica padronale.


Durante il coordinamento del 12 settembre l'azienda, sostenuta dalle Segreterie di Fistel Cisl, Uilcom e UGL, ha inoltre riconfermato la scelta di applicare la politica unilaterale dei regolamenti interni che di fatto sostituiscono la contrattazione aziendale e attaccano il ruolo delle RSU.


Una politica sindacale questa di TIM e dei sindacati complici che vuole azzerare il protagonismo dei lavoratori che hanno dato vita a una mobilitazione straordinaria, proprio contro l'applicazione unilaterale del regolamento interno e per un  contratto aziendale  che garantisca salario e diritti.  


Nella stessa giornata, i delegati e i rappresentanti  nazionali e territoriali di USB hanno incontrato l’azienda a cui hanno ribadito la posizione già espressa nell’incontro del 1° Agosto scorso, ossia:

 

  • La netta contrarietà alla procedura di licenziamento collettivo e a questa presunta riorganizzazione. Si tratta dell'ennesima operazione che  fa  cassa sulla pelle dei lavoratori , mettendo i licenziamenti e il peggioramento delle condizioni di lavoro come voci di risparmio costi e di efficientamento.
  • I lavoratori sono una grande risorsa sulla quale investire mentre TIM, al contrario, continua ad accumulare multe, a regalare super-stipendi al management e liquidazioni faraoniche come quella elargita a Cattaneo. Proprio Telecom Italia spicca per essere stata negli anni la società più generosa con i suoi manager: la compagnia telefonica ha girato buonuscite ai top manager uscenti per oltre 74 milioni. Scelte immorali e industrialmente insostenibili per un paese in crisi profonda e per una azienda che vede i ricavi ridursi costantemente.
  • L'opposizione forte ai regolamenti aziendali e all'accordo sul PDR firmato da azienda e Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom, Ugl - i primi in quanto peggiorativi delle condizioni di lavoro, il secondo poichè condanna i lavoratori a non poter determinare con la propria prestazione lavorativa il raggiungimento degli obiettivi e la conseguente erogazione del premio. L’accordo sul PDR infatti  inserisce nel calcolo del parametro obiettivo Ebitda elementi non correlati alla prestazione dei lavoratori, ovvero gli oneri accessori aziendali, tra cui le salatissime sanzioni delle Autority delle Tlc, conseguenza delle politiche scellerate del management, e le  milionarie buonuscite destinate a quegli stessi manager.  Infine tale accordo si pone in netto contrasto con le lotte dei lavoratori di questi mesi contro l'unilateralismo aziendale e ne diventa vero e proprio "disconoscimento sindacale".
  • Esigiamo inoltre che sia fatta chiarezza sul futuro di tutto il gruppo TIM, in particolare di SPARKLE, alla luce delle scelte fin qui fatte che sono costate migliaia di posti lavoro e un asset infrastrutturale strategico come delle TLC che continuiamo a sostenere debba essere unico e pubblico.



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